Siate seminatori di sogni

Editoriale pubblicato il 08 dic 2022 nella newslsetter 44/2022

 Abbiamo ancora nelle orecchie e negli occhi le parole e le provocazioni che i tre relatori, Luciano Gallo, Ranieri Zuiton e Fabrizio Coccetti, hanno regalato ai volontari del Movi riuniti nella Conferenza Regionale. L'incontro è cominciato con un sentito momento in ricordo di don Luigi di Piazza.
Nella prima relazione Luciano Gallo ha indicatola via  vuol dire da volontari contribuire allo sviluppo locale: « I territori devono aprirsi a nuove vie, creare comunità generative per un nuovo modello  di economia….avere la   capacità di tenere assieme diverse realtà del territorio, gli occhi devono vedere speranza per creare speranza perché se vedono tristezza si costruirà tristezza. Il nuovo mondo che verrà  deve parlare del “dono del tempo” che genera una  economia del dono da sviluppare  per avere una comunità generativa». Secondo i relatori siamo in una terra di mezzo, in cammino verso il  “non ancora”, e abbiamo la responsabilità di costruire la comunità e per farlo si deve partire  dal territorio inteso in termine di spazio e di un   sistema di relazioni. Le persone e le imprese cercheranno  un territorio che dia  prospettive per un futuro ma un futuro eco sostenibile. E giunge la provocazione: «I volontari devono conoscerlo il territorio per essere “seminatori di sogni” e costruttori di territori, un luogo, un sistema di relazioni complesse e omogenee un tempo di relazioni tra soggetti diversi che interagiscono e si infrastrutturano per l’azione dello sviluppo. E per costruire alleanze generative e costruire strade nuove mettere al  mondo nuovo valori siamo chiamati ad essere trasgressivi a rompere schemi per aprire spazi nuovi. Una missione che ha come tema il come più importante del cosa».
Infine un suggerimento: «E’ nel come che si possono innescare meccanismi di cooperazione per agire insieme. E’ il territorio che ha la responsabilità del proprio avvenire e questo processo si accende con l’economia del dono che è l’energia forte. Le fragilità non saranno più scocciature ma devono diventare risorse che ancora una volta accendono l’economia del dono».