Promuovere una società inclusiva per tutti

Editoriale pubblicato il 30 gen 2014 nella newslsetter 04/2014

In attesa dell'Assemblea Regionale del Volontariato, vorremo continuare a proporre spunti di riflessone sulle varie aree tematiche posti all'attenzione delle varie assemblee preparatorie che si svolgeranno nel territorio. Il contributo di questa redazione sarà quello di sollecitare il dibattito proponendovi contenuti su cui riflettere. Promuovere una società inclusiva per tutti non deve essere solo un tema di discussione ma l’inizio di interventi concreti (individuali, organizzativi, istituzionali) per creare una tale società. L’idea di una società inclusiva può e deve essere vista in tutte le sue varie forme. Le  associazioni di volontariato che si occupano di persone diversamente abili possono stimolare il contesto sociale affinché  esse possano avere tutta la dignità, autonomia, indipendenza, libertà di scelta, partecipazione e inclusione possibili. Rispetto e valorizzazione di differenze e disabilità sono parte della diversità umana. Solo così potremo affermare ancora una volta - citando la Convenzione ONU - che la disabilità è un concetto dinamico e in evoluzione. È il risultato dell’interazione tra minorazioni e barriere comportamentali ed ambientali che impediscono la piena ed effettiva partecipazione nella società su base di parità con gli altri. Partecipare “alla pari” alla evoluzione della società significa anche avere un lavoro. Ma la nostra società non sembra preparata ad accogliere le persone con limitazioni funzionali, dando loro un lavoro. E la difficoltà è maggiore se queste persone sono donne. Il mercato del lavoro italiano risulta deficitario non solo nella capacità di includere ma anche di garantire il mantenimento del posto di lavoro. Potrebbe sembrare secondario ma un altro aspetto dell’inclusione sociale è la possibilità di poter impiegare in modo gratificante il tempo libero. Poter andare a teatro, al cinema, ad un concerto o poter viaggiare senza difficoltà (o meglio con le stesse opportunità di una persona normodotata) significherebbe creare una  società veramente inclusiva. Su questo l’Istat evidenzia che il 15,7% di chi ha limitazioni funzionali ritiene di essere ostacolata nel viaggiare - oltre dai problemi di salute - anche dalla mancanza di assistenza. L’11,5% trova difficoltà a svolgere attività del tempo libero e l’8,7% a utilizzare internet quanto vorrebbe. Nella scuola, nonostante una legislazione adeguata, la mancanza di risorse ha costretto molte famiglie di alunni con disabilità a presentare ricorso ai vari Tribunali per poter ottenere un aumento delle ore di sostegno. Se andiamo ad un livello istituzionale più alto vediamo che anche la Commissione Europea si è occupata in diverse occasioni di emanare direttive atte a creare una società inclusiva  e puntando ad una “crescita inclusiva” ossia rafforzare la partecipazione delle persone mediante livelli di occupazione elevati, investire nelle competenze, combattere la povertà e modernizzare i mercati del lavoro, i metodi di formazione e i sistemi di protezione sociale. Questo per aiutare i cittadini – anche i più fragili - a prepararsi ai cambiamenti, a gestirli ed a costruire una società coesa e forte. L'obiettivo è garantire a tutti accesso e opportunità durante l'intera esistenza.