Welfware al tempo della crisi

Editoriale pubblicato il 06 feb 2014 nella newslsetter 05/2014

Proviamo ad immaginare un nuovo modo di stare bene insieme (benessere sociale) in questo momento in cui la crisi economica morde le tasche degli italiani. Welfare state, ossia “stare bene socialmente”, significa avere un stato fondato sul principio di uguaglianza sostanziale, la cui finalità è la riduzione delle disuguaglianze sociali e la promozione delle pari opportunità. Ma lo stato siamo tutti, non possiamo pensare di delegare questo compito soltanto ai servizi o alle istituzioni. Un bell'esempio sono alcune esperienze di welfare aziendale, strumento per trasformare il benessere delle “risorse umane” in vantaggio competitivo che contemporaneamente promuove inclusione sociale. Il welfare, rappresenta una leva molto importante all'interno della gestione dei dipendenti (le risorse umane) e nella qualità collaborazione con essi. Mettere a disposizione degli asili nido rappresenta un valido supporto per chi voglia essere madre e non essere penalizzata sul lavoro. La prevenzione sanitaria, migliorando lo stato di salute dei singoli, elimina le disparità per chi si ammala. In tutti questi casi possiamo parlare di welfare integrativo che sta acquistando, in questa difficile congiuntura, sempre più spazio nel campo delle relazioni industriali.
L’evoluzione della domanda di welfare nasce anche dalla diversa composizione della società tanto che ci si interroga sulla possibilità di avere un welfare diverso e - soprattutto – sostenibile. Crescono le nuove forme familiari: monogenitoriali, single, famiglie ricostituite, unioni libere, etc … e con esse cambia la richiesta di servizi. Aumentano i cosiddetti “giovani anziani” una fascia di età compresa fra i 65 e 75 anni: persone che per la maggior parte stanno bene in salute ma rimane il problema della cura di chi bene non sta. Cresce infatti la richiesta di “badanti” e, parallelamente, cresce la spesa individuale. Un dato che evidenza come i bisogni tradizionalmente coperti dal sistema oggi necessitino di essere reinterpretati e rivisti. Bisognerà rivedere l’articolazione della spesa pubblica orientata più su previdenza e ’assistenza monetaria anziché su erogazione di servizi. Quindi orientarsi a politiche sociali non più intese come interventi riparatori ma soprattutto come servizi e supporti inclusivi, affinché le persone esercitino il più a lungo possibile autonomia e siano davvero protagoniste della propria esistenza. Occorre aiutare le famiglie nella cura delle persone. Aiutare la famiglia a mantenere al proprio interno la “cura “ del malato, del disabile, dell'anziano, diminuisce la spesa dello stato sociale e consente una diversa qualità di vita e relazioni alla persone assistite. Sostenere le famiglie nella cura della persona fragili riconosce l’importanza delle attività informali di cura all’interno della rete famigliare.
Compito anche delle organizzazioni di volontariato sarà quello di indicare quali forme di welfare mantenere e consolidare, quali le nuove priorità su cui porre attenzione, come riprogettare i servizi mettendo al centro la persona.