Dal Mali alla Sicilia fra mirtilli e lamponi

Editoriale pubblicato il 18 lug 2024 nella newslsetter 29/2024

Per le Buone notizie vi proponiamo una storia di migrazioni e di riscatto:«Ha attraversato prima il deserto, poi il Mediterraneo con il sogno di arrivare nel nostro Paese. Quattro anni fa Bira Diarra, 42 anni, ha affrontato il suo viaggio della speranza dal Mali alla Sicilia. Il suo percorso si è poi intrecciato con quello di Paolo Scollo co-titolare di «Tirollallà», azienda agricola che coltiva more, mirtilli e lamponi ed è innovativa in un territorio che produce, nella cosiddetta fascia trasformata del Ragusano, quasi esclusivamente ortaggi a ciclo continuo. Bira è diventato un punto di riferimento, una risorsa preziosa. E il lavoro gli ha cambiato la vita: gli ha permesso di trovare una casa e poi avere i documenti. «Il lavoro e la casa sono molto importanti entrambi, perché - dice Bira - se non hai il certificato di residenza non puoi fare gli altri documenti; se invece hai il lavoro come me, puoi avere qualcosa per te stesso, per pagare la casa, la luce e anche per mandare qualcosa da mangiare alla famiglia nel tuo Paese, perché lì le difficoltà sono tante… ».
Continua il titolare dell’azienda «Siamo convinti  che in Sicilia si possa fare impresa seriamente, inclusivamente e nel rispetto delle persone e dell’ambiente. Ci prendiamo cura delle piante ma allo stesso modo ci prendiamo cura di chi lavora con noi, non importa da dove venga, è importante che si trovi bene e sia soddisfatto di quello che fa. Oggi Bira è parte della nostra azienda che per noi è anche una famiglia». Per un migrante il problema non è «solo» il lavoro; serve un luogo dove vivere dignitoso, una residenza effettiva, l’assistenza sanitaria. Non privilegi ma diritti, che tuttavia devono essere ottenuti in una terra dove spesso dilaga l’illegalità e il caporalato fa leva sullo stato di necessità di chi lavora la terra

Da Corriere delle buone notizie