educarci alla pace

Editoriale pubblicato il 26 set 2024 nella newslsetter 37/2024

Rileggendo una riflessione di don Di Piazza del lontano 2011, in occasione della giornata della pace, si ritrova la forza di una profezia , di un pensiero che sembra scritto oggi in questo tempo, dove il rumore delle armi riempie le pagine di tutti i giornali. Scriveva don Di Piazza:« … Non è  pensabile un’etica che non assume nel suo nucleo portante l’anelito, le indicazioni, i vincoli per la giustizia e la pace. E la politica che non assume come prioritaria la questione della pace può essere ancora considerata una politica degna? In realtà, l’attuale politica, ai diversi livelli, ha cancellato dalla sua agenda la questione della pace. E quale fede religiosa si può riconoscere come autentica se non annuncia e non sollecita a praticare con continuità la giustizia, la non violenza attiva, l’accoglienza e la pace? » Continua la riflessione pensando alla persona:« La questione della pace interpella ciascuna e ciascuno di noi:  è la dimensione dell’anima e di relazioni significative; riguarda la giustizia; non è solo assenza di guerra, ma durante questa assenza non costruisce e vende armi, non prepara la guerra: “Se vuoi la pace, prepara la pace”. La pace non può rimanere solo un postulato etico, ma diventare decisione istituzionale, politica, legislativa. L’interrogativo di fondo è come mai l’essere umano passa facilmente dalla non violenza alla violenza; come mai si rende protagonista di violenze, di uccisioni, di ferimenti, di distruzioni che fino a poco tempo prima aveva giudicato come inammissibili, perché disumane.  Perché l’essere umano così facilmente abdica all’autonomia della sua coscienza e diventa obbediente di strutture e di ordini violenti, omicidi, disumani? E’ per questo che l’educazione alla pace diventa fondamentale, doverosa, imprescindibile e chiede continuità e perseveranza. Più che educare i giovani alla giustizia e alla pace, educarci insieme, diventando testimoni e, come dice il messaggio del papa, vivendo per primi il cammino che si propone. Certo sono di per sé interpellati, insieme a tutti gli altri, coloro che hanno compiti nei progetti educativi: genitori, insegnanti, operatori dei mezzi di informazione, persone impegnate nelle istituzioni e nella politica, nelle comunità delle diverse fedi religiose…»

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