Più di 200mila morti e 117 milioni di sfollati. Sono i numeri drammatici legati ai conflitti armati e ai disastri naturali nel corso del 2024. A questi, si aggiunge l’orrore della guerra tra Ucraina e Russia, che ha ormai causato quasi un milione di vittime. L’anno appena terminato ci lascia un’eredità pesante. Le lacrime del mondo sembrano non bastare più, mentre piangere per guerre che seminano distruzione o per disastri climatici che spazzano via intere città è diventata una triste abitudine, una macabra normalità. Guardando i numeri di questo Annus horribilis, si resta sgomenti. Oltre 56 conflitti attivi, una delle cifre più alte dalla Seconda guerra mondiale. Centinaia di disastri naturali, dai terremoti agli tsunami, che si sono abbattuti sul nostro pianeta almeno 100 volte quest’anno, una media di uno ogni tre giorni. Eppure, non possiamo e non dobbiamo arrenderci alla disperazione. La fine dell’anno non è solo un momento di bilancio, ma anche un’occasione per riscoprire la forza della speranza. Perché accanto alle tragedie, ci sono storie che ci ricordano la resilienza e la bontà dell’essere umano.
Pensiamo ai milioni di persone che, nel silenzio, tendono una mano agli altri: chi accoglie chi fugge dalla guerra, chi ricostruisce città distrutte da disastri, chi lotta per difendere i diritti umani e chi combatte il cambiamento climatico con soluzioni innovative. Pensiamo ai progressi straordinari della scienza, come i vaccini che continuano a salvare vite o le scoperte che promettono un futuro più sostenibile. Pensiamo alla bellezza della solidarietà che, anche nei momenti più bui, riesce a risplendere.
Chiudiamo questo editoriale con un augurio per voi, lettori. Che il 2025 possa essere l’anno della speranza concreta, dell’azione coraggiosa, della pace tanto attesa. Che sia un anno in cui il rispetto per la natura diventi una priorità e in cui nessuno si senta lasciato indietro. Che sia un anno in cui impariamo a costruire ponti invece di alzare muri, a prenderci cura gli uni degli altri e del nostro pianeta.
Il futuro è nelle nostre mani. Semplicemente, speriamo.