la sartoria milanese Taivé cuce fragilità e integrazione

Editoriale pubblicato il 15 mag 2025 nella newslsetter 19/2025

Dal progetto Caritas Ambrosiana nasce un’impresa nel quartiere Gallaratese. Tirocini e assunzioni di donne in difficoltà. Scampoli «reinventati» in borse e collane. Con il filo dell'inclusione la sartoria milanese Taivé cuce fragilità e integrazione. Qui le cravatte diventano splendide collane, le borse più alla moda sono realizzate con scampoli di stoffe e velluto, gli zaini per i bambini hanno la forma di gufetti o coccinelle. Tra le mani di Mariam (il nome è di fantasia) anche un’anonima giacca può diventare un capo speciale grazie al rammendo creativo e una banale t-shirt può avere una nuova vita. Il laboratorio di sartoria Taivé nel quartiere Gallaratese di Milano, è in fermento: il vecchio bar dell’oratorio di Regina Pacis è diventato una sartoria di 180 metri quadri che sarà inaugurata ufficialmente il prossimo 23 maggio. Intorno ai nuovi tavoli da taglio, macchine da cucire, mucchi di stoffe da riciclare ci sono cinque donne di età e origini diverse. Con loro alcune volontarie del quartiere: Gabriella, Marina, Lilia, Teresa, Laura e Paola, accomunate dalla passione per ago e filo. Flora invece è la sarta professionista e maestra di bottega che ha seguito le neo-sarte nei due anni di tirocinio fino al contratto a tempo indeterminato per 25 ore settimanali. Le storie sono molto diverse: c’è chi è in fuga da violenze domestiche e si sta ricostruendo una vita, chi è arrivata in Italia con i corridoi umanitari, chi senza documenti e senza conoscere una parola di italiano e ha rischiato di finire sulla strada, chi non aveva nulla.
da Corriere delle Buone Notizie