Giovani, democrazia e la voce che non vogliamo ascoltare

Editoriale pubblicato il 29 mag 2025 nella newslsetter 21/2025

 Parliamo dei giovani, troppo spesso, senza guardarli davvero. Li descriviamo come apatici, disinteressati, lontani dalla vita pubblica. Ma quante volte ci siamo davvero fermati ad ascoltarli, a comprendere le forme nuove e coraggiose con cui oggi cercano di partecipare?
Qualche tempo  fa, sei ragazzi e ragazze di Extinction Rebellion hanno compiuto un gesto simbolico e potente: hanno srotolato un grande striscione dalle arcate del Colosseo, con sopra scritto “Disarmare la Terra”, una frase ripetuta più volte da papa Francesco e ora più volte ripetuta da Papa Leone 14^ , quasi una supplica inascoltata. Nessuna violenza, nessun danno. Solo una richiesta di pace, di giustizia, di ascolto. Eppure, sono stati prelevati, trattenuti, come se avessero minacciato l’ordine pubblico anziché invocare un mondo migliore. In questo gesto c'è tutta la fragilità e insieme la forza della democrazia partecipativa. Una democrazia che, per vivere, ha bisogno di cittadini attivi, di spazi in cui il dissenso non venga represso ma accolto come parte fondamentale del dibattito pubblico. E ha bisogno, soprattutto, di reti di sostegno: associazioni, movimenti, realtà di volontariato che credono nel valore della cittadinanza attiva e nella voce delle nuove generazioni.
Il volontariato non è solo assistenza: è anche presidio di libertà. È azione concreta per difendere spazi di parola, per custodire quei legami che fanno di una comunità un corpo vivo e consapevole. I giovani oggi ci chiedono questo: di non essere lasciati soli nel loro impegno per il pianeta, per la pace, per la giustizia sociale.
In Italia e nel mondo esistono reti meravigliose che ogni giorno si battono per una democrazia più vera e inclusiva, che promuovono educazione civica, partecipazione, dialogo. Ma queste reti vanno rafforzate, moltiplicate, sostenute anche dalle istituzioni. Perché senza ascolto e senza relazioni, la libertà si spegne. E con essa, anche la speranza.
Papa Francesco ci ha ricordato che “la Terra è la nostra casa comune”, e che siamo tutti chiamati a prendercene cura. I giovani lo stanno facendo. Forse in modi che non sempre comprendiamo, ma con un’urgenza e una sincerità che dovrebbero interrogarci.
È ora che anche noi adulti, cittadini, volontari, educatori, torniamo a essere parte attiva di questa chiamata. È ora di camminare insieme, di creare alleanze intergenerazionali, di costruire spazi dove ogni voce possa trovare accoglienza. Dove la democrazia non sia solo un’idea, ma una pratica quotidiana e condivisa.