C’è una frase, dura ma vera, che ogni tanto dovremmo ripeterci: la guerra è una merda.
Non è una volgarità, è una verità. Lo ricordava con poesia e rabbia “Mamma tedesca”, la canzone di Carmen Consoli che dà voce a una lettera del poeta Ignazio Buttitta: un soldato scrive alla madre del ragazzo nemico che ha ucciso. Nessuna gloria, nessun eroismo. Solo il dolore di due madri e il peso insensato della guerra. In questi tempi di conflitti che sembrano non finire mai — in Ucraina, in Palestina, in Africa, e in tanti luoghi che non fanno più notizia — il volontariato non può restare neutrale. Se sceglie di tacere, se non prende posizione per la pace, rischia di diventare complice. Essere volontari oggi significa scegliere la nonviolenza attiva, il dialogo ostinato, la denuncia delle ingiustizie. Significa mettere la solidarietà al servizio di un’idea di mondo più giusto, non solo di un’emergenza da gestire. Il volontariato autentico non è assistenza neutra: è presa di coscienza, è coraggio civile. È la mano che cura, ma anche la voce che grida quando la dignità umana viene calpestata. La pace non nasce dai vertici, nasce dalle scelte quotidiane di chi non accetta l’odio come destino.Forse è tempo che il nostro “fare del bene” torni a essere anche un “dire la verità”, con la forza mite ma tenace di chi non si rassegna alla violenza.