La luce in fondo al tunnel della povertà

Editoriale pubblicato il 15 ott 2015 nella newslsetter 37/2015

La precarietà del lavoro ha certamente generato povertà ma per diventare poveri è sufficiente anche solo ampliare il nucleo familiare, oppure essere un padre separato o una ragazza madre. Tirare a fine mese diventa difficile. In Italia abbiamo quasi nove milioni di poveri, di cui oltre quattro «assolutamente poveri», ovvero non in grado di assicurarsi quello che è considerato uno standard di vita minimo accettabile. Ci sono però anche delle buone notizie. Recentemente l’Istat ha segnalato - se non una inversione di tendenza - almeno una stabilizzazione, visto che negli anni precedenti la povertà era risultata in crescita. Ma se la tendenza si è fermata, l’intensità dei divari fra Nord e Sud, fra giovani e anziani, fra famiglie con figli e senza, è rimasta intatta e ci segnala che senza crescita non si esce nemmeno da quel «tunnel sociale» che condanna le famiglie indigenti a restare tali. Un’altra buona notizia è il livello di attenzione che le istituzioni stanno dimostrando al problema. Ne è testimone la recente Legge (anche se ancora non completamente operante) messo in campo dalla Regione Friuli VG con le Misure attive di sostegno al reddito. Le Misure di sostegno al reddito consistono in una somma di denaro erogata nell'ambito di un percorso concordato e finalizzato a superare le condizioni di difficoltà di un nucleo familiare. A chi la riceve è richiesta la sottoscrizione di un Patto con le istituzioni, che contiene obiettivi di inclusione sociale, di occupabilità, di inserimento lavorativo e di riduzione dei rischi di marginalità. Diventa quindi un accordo fra Istituzione e cittadino a cui possono essere chieste la ricerca attiva di lavoro, l'adesione a progetti di formazione o inclusione lavorativa, un impegno scolastico con regolare frequenza, comportamenti di prevenzione e cura a tutela della salute o svolgimento di attività utili alla collettività