La pace si costruisce con la giustizia sociale

Editoriale pubblicato il 02 feb 2017 nella newslsetter 04/2017

Perché occuparsi di pace? «Perché», come si dice nell’introduzione della raccolta dei racconti vincitori del concorso "sconfinamenti di pace e di cittadinanza",  organizzato dal MoVI, «la pace è si assenza di guerra, ma prima ancora giustizia sociale». L'idea forte che i ragazzi hanno ben colto, è che come cittadini, e ancor più come volontari, non possiamo accettare che, per la "pace", grandi risorse siano destinate agli interventi militari senza un prioritario e più importante investimento per il bene comune, la giustizia e la solidarietà che sono i veri anticorpi capaci di difenderci dalla guerra. La giustizia sociale, lo abbiamo ben chiaro noi volontari, è un dovere che viene prima ancora della solidarietà!
I giovani che hanno partecipato al concorso hanno cercato, con i loro racconti, di dare voce, per i loro coetanei a quanto le persone hanno fatto per la “pace” in un non lontano passato. Ma per loro,è stata anche un occasione per rifletterci loro stessi.
Per loro, come emerge dai racconti, scegliere la pace come stile per costruire “l’amicizia sociale”, è un modo di essere promotori della cultura della solidarietà, declinata in tutte le forme, verso il "diverso da me" per cultura, genere, storia, provenienza, condizione sociale. Per non chiudersi dentro recinti o muri ma aprirsi all’altro.
La pace ha bisogno di coraggio per sconfiggere la “paura”, per non dimenticare quanto facile sia ripiombare nel caos e nella guerra.
I giovani ci raccontano di eroi e ideali vivi e caldi nei ricordi della gente e nei sogni dei ragazzi, priama ancora che nei libri di storia.