i furbetti del cartellino

Editoriale pubblicato il 09 mar 2017 nella newslsetter 9/2017

Periodicamente i media accendono i riflettori sui "furbetti del cartellino", quelli che timbrano il cartellino di ingresso al lavoro al posto dei collegi assenti.  Nel mondo anglosassone esiste una parola: "whistleblower" che definisce il dipendente pubblico che denuncia le condotte illecite sul posto di lavoro, non nel proprio interesse individuale, ma nell’interesse di tutti, perché non venga pregiudicato un bene collettivo. Un comportamento che da noi, dove prevale spesso il “particolare” sul “generale”, non è molto di moda. La cura della “casa comune” non ha finora ottenuto grandi spazi e attenzione. Purtroppo vale ancora la "cultura" per cui chi si sogna di denunciare corruzione e malaffare sul posto di lavoro viene gratificato molto spesso con qualifiche poco gratificanti (spione, delatore, traditore) e circondato di diffidenza sia da parte dei vertici dell’ente che da parte dei propri colleghi. È difficile abbattere il muro di omertà ancora ben saldo negli uffici del pubblici ma anche privati. Dovremmo favorire e promuovere comportamenti sani, onesti,virtuosi e, se riuscissimo anche a trovare una parola per definire chi sente la responsabilità di non voltare la faccia dall’altra parte per difendere un patrimonio che è di tutti, potrebbe già essere il primo passo per rompere questi "muri".