Riforma del Terzo Settore: le nostre riflessione e proposte

Editoriale pubblicato il 16 mar 2017 nella newslsetter 10/2017

In questi giorni gli uffici del MInistero del Lavoro e Politiche Sociali stanno lavorando al testo del Decreto Legislativo recante "misure di sostegno allo sviluppo del terzo settore”. Un tassello della Riforma della normativa del Terzo Settore che il Parlamento ha delegato al Governo con la legge 106 del 2016.
Il MoVI ha lanciato un appello per chiedere modifiche su quattro importanti nodi, "per evitare situazioni problematiche che potrebbero generarsi e per far partire in tempi brevi la riforma con il piede giusto".

1)Riconoscere e valorizzare il pluralismo del terzo settore
Non esiste in Italia un’unica rete che possa essere realmente rappresentativa di tutti gli enti di terzo settore. Per questo chiediamo di riconoscere il pluralismo delle reti in Italia e di modificare la definizione di “Associazione degli enti del Terzo Settore”, sostituendola con “Associazioni di reti associative nazionali”.
2) Non di soli numeri vive la rappresentanza
Il mondo del terzo settore non è assimilabile a quello politico o sindacale. Il criterio del numero di enti aderenti da solo non è quindi inadeguato a descrivere la rilevanza delle reti associative nel terzo settore. Chiediamo che le reti vengano riconosciute in base alla diffusione territoriale ed in base alla attività effettivamente svolta.
3) Distinguere fra aggregazioni di rappresentanza e aggregazioni di servizio
Aggregarsi intorno a comuni visioni o per comuni obiettivi sociali è diverso che aggregarsi per la programmazione ed erogazione di servizi previsti dalla legge. Nel primo caso l’obiettivo è la rappresentanza, nel secondo l’efficace ed efficiente impiego di risorse. Chiediamo, quindi, che sia chiarito che fra le reti associative non rientrano i centri di servizio per il volontariato.
4) Il Consiglio Nazionale del Terzo Settore riconosciuto come ente di sussidiarietà
L’attuale formulazione del decreto assegna al Consiglio Nazionale del Terzo Settore un ruolo marginale. Riconoscere il Terzo Settore come “strumento di promozione e di attuazione dei princìpi di partecipazione democratica, solidarietà, sussidiarietà e pluralismo” mal si concilia con una impostazione che lo vede solo come esecutore di politiche decise dal governo.

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