BULLI SI NASCE O SI DIVENTA?

Editoriale pubblicato il 06 apr 2017 nella newslsetter 13/2017

Lo si diventa grazie a molti elementi che fanno “crescere” il bullo che c’è in noi. Spesso siamo adulti - distratti o ignari - che non sanno leggere i segnali lanciati da comportamenti di figli, allievi, ragazzini e ragazzine di cui ci si occupa nello sport o nella animazione del tempo libero… in casa, in cortile, sul campetto di calcio. Le urla, i gesti violenti, la rabbia cattiva che si sfoga sul gatto, sul fratellino, sulla mamma, sul compagno di giochi. Le regole spesso trasgredite, il tanto tempo chiusi in camera o fuori casa dove gli occhi e le orecchie dei grandi non vedono e non sentono. Siamo adulti che non si sono chiesti abbastanza quali “modelli” rappresentano per ragazzi quando commentano una notizia con un “o sei così o ti mettono i piedi in testa”, “bisogna arrangiarsi in qualche modo sennò si è sempre ultimi”… Abbiamo creato - o passivamente accettato - un mondo che non valorizza il migliore ma il più forte, il furbo che sa aggirare le regole anziché rispettarle, chi sa vincere “a qualsiasi costo” anziché giocando lealmente. Perché nel mondo adulto, nel nostro mondo, vale il potere vincente e duraturo che non ammette di essere messo in discussione da nulla e da nessuno, nemmeno dalla Legge. Si può rispondere a questa situazione? Forse lanciando segnali diversi e forti: di attenzione e ascolto dei piccoli, di lavoro in una rete di adulti capaci di parlarsi per riconoscere i problemi, di valorizzazione delle virtu’ maggiori e minori, civiche e sociali.