Dissesto idrogeologico territori feriti Italia che frana

Editoriale pubblicato il 14 set 2017 nella newslsetter 31/2017

Le immagini che in questo periodo scorrono nei telegiornali sono di un territorio ferito da frane, smottamenti, fango e detriti. Immagini di persone che, a causa di qualche fiume o rigagnolo intubato per fame di territorio, perdono la vita. Le recenti notizie della tragedia Livornese che, per l’incuria umana è costata la vita a diversi cittadini, hanno riportato a galla una ferita sempre aperta fatta di una costante mancanza di programmazione regolamentare del territorio. Immagini in bianco e nero e a colori hanno mostrato un'Italia che crolla, che rischia di essere travolta da alluvioni, cancellata da frane e smottamenti grazie ai disboscamenti selvaggi, ai quartieri costruiti negli alvei, all’abbandono delle aree collinari e montane ed ad un’urbanistica scriteriata nella quale l’abusivismo ha finito spesso per essere tacitamente accettato. Non possiamo incolpare madre natura di questi disastri, ma ripensare seriamente a modificare il nostro metodo di gestione del suolo. E' evidente l’assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione, attraverso cui affermare una nuova cultura della tutela del suolo che metta al primo posto la sicurezza della collettività, e ponga fine da un lato, a usi speculativi e abusivi del territorio, dall’altro al suo completo abbandono. Dobbiamo renderci conto che il territorio dove viviamo è un bene supremo, un bene comune, da salvaguardare come custodi attenti e non come distratti consumatori, facendo la nostra parte per prendercene cura e pungolando le istituzioni per promuovere una legislazione di prevenzione e manutenzione di questo territorio.