Ius soli, una legge di civiltà

Editoriale pubblicato il 21 set 2017 nella newslsetter 32/2017

C'è una legge che ormai da tredici anni vaga nelle discussioni in Parlamento. Una legge che vorrebbe modificare le modalità di ottenimento della cittadinanza per quei bambini e ragazzi stranieri che sono nati o cresciuti in Italia. Un passo di civiltà che non può più aspettare e che riconoscerebbe a oltre 800 mila minori la possibilità di ottenere il riconoscimento formale del loro sentirsi a tutti gli effetti cittadini italiani.
La legge di cui si dibatte in questi giorni, già approvata dalla Camera dei Deputati, è in realtà uno Ius Soli "moderato” perchè non riconosce un automatismo tra il nascere in Italia e diventare cittadino italiano.  Dovranno infatti essere soddisfatte alcune condizioni come: nascere in Italia; da almeno un genitore con regolare permesso di soggiorno e residente da almeno cinque anni; con un reddito dimostrabile Per i minorenni di oggi, inoltre, devono aver frequentato regolarmente la scuola in Italia per almeno 4 anni.
Pensando alle migliaia di giovani che vivono, studiano, parlano, sono integrati ed hanno assorbito i nostri usi e costumi, sarebbe solo un atto dovuto, riconoscere, per chi lo desidera il diritto di essere cittadino Italiano.
Sono molte e false le motivazioni di chi la legge non la vuole, adducendo argomenti di sgangherata demagogia dal «non si fa nulla per gli italiani», al falso allarme diffuso per le terribili malattie che gli immigrati importerebbero.
Approvare la legge significherebbe anche eliminare quell’obbrobrio umanitario che impedisce  la registrazione anagrafica di neonati nati in Italia da genitori privi di permesso  di soggiorno (vedi anche il blog di Augusta Del Piero).