Diritti umani, questi sconosciuti

Editoriale pubblicato il 07 feb 2019 nella newslsetter 05/2019

Dopo 70 anni nel mondo la dichiarazione universale dell'ONU è solo un pezzo di carta?. E in Italia? Mancano le norme e anche quando ci sono spesso non sono applicate. C‘è la Carta dei diritti del malato, quella che tutela i passeggeri, ce n’è una che garantisce i diritti del turista. E poi la Carta dei diritti del consumatore, delle persone con disabilità in ospedale, del bambino, dell’uomo. E tante altre che stabiliscono quali diritti sono esigibili per determinate categorie di persone o in contesti particolari. Ma cosa chiedono queste Carte? E qual è il loro ruolo? Sono i diritti umani che prendono forma, applicati in contesti specifici. Ad esempio il diritto alla salute non è solo limitato alla cura o alla somministrazione dei farmaci, ma è il benessere, il vivere bene, il prevenire le complicanze, il prendersi carico, l’integrazione socio-sanitaria. Il nostro Paese ha un apparato normativo ricco, una grande capacità di concepire il diritto in coerenza con un ordinamento che si basa su leggi scritte e non su prassi. Ma ciò che manca è la concretezza, il passare dal diritto riconosciuto dalla legge al diritto applicato e tutelato nella vita di tutti i giorni. A quasi 70 di distanza della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU però per miliardi di persone nel mondo quel documento è solo un pezzo di carta pieno di aspirazioni non realizzate. I diritti economici, sociali, quelli che garantiscono un'esistenza dignitosa (la libertà dalla fame) sono drammaticamente in ritardo. «Per un parte di mondo le cose sono migliori - afferma il portavoce di Amnesty - ma anche in un Paese come l’Italia diritti come salute, istruzione e lavoro sono a rischio». Secondo Amnesty il nostro è un Paese «a misura di maschio, eterosessuale e fisicamente sano, per tutti gli altri ci sono ostilità, disattenzione e assenza di cura». Su questo è un'intera comunità – di cittadini, di organizzazioni - che deve vigilare e attivarsi per chi vigilare e attivarsi non può: si chiama “advocacy”.