La nuova povertà

Editoriale pubblicato il 24 ott 2013 nella newslsetter 35/2013

Una domanda che credo non esser banale e che mi ha dato molto da pensare; definire precisamente cosa sia la povertà. Non vogliamo qui trattare di nazioni lontane, diverse per mentalità, abitudini e credi religiosi, ma dell’ambito della nostra società. Nella cosiddetta società del benessere caratterizzata  non solo da abbondanza di beni materiali, ma anche da un elevato ritmo di comunicazione ed informazione, proprio i poveri autentici, i veramente bisognosi, divengono, incredibilmente, sempre più invisibili, privati anche del diritto di poter avere una propria immagine non artefatta presso gli altri! La figura del povero  è un po’ diversa da quella dell’indigente anche se in alcuni casi, ma non necessariamente, sovrapposta o coincidente. Una prima, semplice definizione di povertà ed è quella di una carenza, insufficienza vitale sofferta dall’uomo e dai propri cari, non rimediabile con le proprie risorse e status, carenza che può costringere una persona ad umiliarsi fino a terra, a chiedere con la mano tesa, oppure, nel caso più grave, a soffrire e morire senza proferir parola, senza nemmeno più avere un moto di reazione alla sua indigenza, tanta è la disperazione che ha dovuto patire. Vi sono infatti carenze di importanza vitale, strategica per l’esistere, la libertà, l’integrità e la dignità dell’uomo. Povertà oggi forse non vuol solo dire essere privi delle più elementari cosa della vita di tutti i giorni ma essere privi di speranza nel futuro. Essere poveri può volere dire non poter mandare i propri figli a scuola, non poterli istruire meglio di quanto siamo istruiti noi. Ma alle volte il fatto teso di non possedere quanto la società dei consumi ci fa vedere come indispensabile ci farà sentire poveri. Così possiamo constatare che persone, richiedenti aiuto alle istituzioni, siano in possesso di beni non propriamente necessari alla propria esistenza. Le statistiche alle volte, riportano dei dati sulla “povertà relativa” ossia che misura quanti si collocano, per mille motivi, ad un livello di consumi è più basso della media nazionale. Ma La vera povertà, è quella assoluta. Quella che viene calcolata tenendo conto dei soli consumi essenziali, quelli che se si tagliano significa proprio che siamo messi male: cibo, abbigliamento ,istruzione , sanità, casa. In occasione della giornata mondiale dello sradicamento della povertà la Caritas  Italiana ha presentato un rapporto completo sulla povertà in Italia e in Europa. Nell’ultimo biennio l’incremento delle richieste di aiuto presso i Centri di ascolto sono aumentati del 54% e le richieste non provengono solo da cittadini  extracomunitari.Secondo le testimonianze degli operatori Caritas del territorio, l’incremento di utenza si può ricondurre a dinamiche di tipo diverso, legate di volta in volta all’effetto penalizzante della crisi economica (licenziamenti, difficoltà a trovarenuovi lavori, ecc.), ma anche alle politiche di contenimento della spesa messe in atto a livello nazionale, che con le loro forti ricadute in ambito regionale e comunale hanno ridotto l’offerta di servizi e di fatto determinato l’allargamento della platea dei non aventi diritto ad aiuto e sostegno da parte delle istituzioni pubbliche.