Ricordare i morti per restare vivi

Editoriale pubblicato il 08 nov 2021 nella newslsetter 41/2021

Disse un giorno Marcello  Marchesi scrittore e umorista del secolo scorso: “È importante che la morte ci trovi vivi»; sembrerebbe un paradosso ma spesso la morte ci trova già morti, vale a dire abbattuti, incattiviti, sfiduciati, ripiegati su se stessi, pieni di rancore e rabbia, vittime della più opprimente delle delusioni. Purtroppo sono sentimenti , stati d’animo che in questo tempo lo troviamo spesse nelle piazze fra i contestatori  fra i «morti viventi» che affollano le strade , spesso si incontrano anche, in metropolitana, nei posti di lavoro e talvolta persino nelle nostre case, i molto più tetri e grigi «vivi morenti».
In questi giorni siamo sollecitati a «vivere la morte» a partire dal ricordo dei nostri cari defunti. Non si tratta solo di una pia pratica o di una  tradizione religiosa ma il ritornare sulle tombe dei nostri cari è un modo di fare  memoria di essi e come conseguenza continuano anch’essi a sopravvivere, cioè a vivere in un altro modo. Ecco perché il cimitero degli uomini, non è semplicemente uno spazio ove si raccolgono i resti dei morti, ma è un luogo che è reso tale proprio dalla memoria dei vivi che non cessano di dialogare con i morti
In questi giorni si festeggiano anche «tutti i santi». I santi, per fortuna, non sono tutti i morti; una moltitudine di giusti e di santi, il più delle volte sconosciuti e nascosti, fecondano il nostro presente rendendo più umana la vita sulla terra
Facciamoci allora trovare vivi provando a vivere aiutando gli altri donando un po del nostro