Alla violenza non c’è mai fine

Editoriale pubblicato il 26 nov 2021 nella newslsetter 44/2021

Ogni 2 giorni in Italia una donna viene uccisa dal compagno”
“Pugni e bastonate alla moglie davanti alla figlia”
“Pestata dall’ex compagno, in ospedale lancia un appello: ho il terrore che ritorni”
“Pedina e accoltella alla mano l’ex compagna”
“L’ex l’aggredisce davanti a casa: ti sfregerò con l’acido”
Uno stillicidio continuo, ogni pochi giorni, c’è sempre qualche maschio insoddisfatto che, sentendosi defraudato di una sua “proprietà”: terrorizza, aggredisce, usa violenza, uccide la propria campagna la propria moglie, fidanzata, amica. Uso apposta il termine “propria” poiché questi personaggi sono assolutamente convinti che quelle donne sono veramente di loro”proprietà”.
La violenza ha radici antiche, gli uomini violenti hanno imparato la violenza in famiglie dove era presente dolore e violenza e hanno strutturato gravi disturbi di personalità che li portano ad reagire certe dinamiche.
Omicidi, femminicidi, maltrattamenti e stalking, sono sempre più diffusi e impongono sia all’opinione pubblica sia agli specialisti di interrogarsi circa le origini e le motivazioni, i fattori di mantenimento e le strategie di fronteggiamento da mettere in campo. Per uscire da questi cicli di violenza bisogna insegnare alle ragazze e alle donne a uscire dall’isolamento, che è uno dei principali meccanismi di mantenimento e perpetuazione della violenza. Bisogna rompere il segreto e parlarne, parlarne, parlarne, con le famiglie, con le amiche, con i colleghi di lavoro, con gli specialisti del pronto soccorso e dei centri antiviolenza. Se ne può parlare, se ne deve parlare per fare prevenzioni ma soprattutto per poter intervenire, per poter costruire un’alternativa, per poter creare una rete di aiuto, per curarsi e tutelarsi.