due madri che hanno detto basta

Editoriale pubblicato il 28 nov 2013 nella newslsetter 40/2013

Ancora una volta la cronaca  riporta in modo drammatico la violenza sulle donne che si traduce in assurdi delitti (un padre uccide il figlio che era corso in soccorso alla madre picchiata). E allora, per una volta, proviamo a pensare a quelle donne che ce l’hanno fatta che  sono riuscite a dire basta e costruirsi un nuovo futuro. Beatrice una  giovane donna, trasferitasi da poco a Savona a seguito del marito. Racconta che  quello che sembrava essere un rapporto fatto di amore e rispetto si era tramutato presto in un incubo dentro le mura domestiche. Beatrice si sente sola, ingannata, prigioniera in casa sua. Racconta, piangendo,  che suo marito la picchia e la tradisce con altre donne. La violenza , fisica e psicologica, aumenta di giorno in giorno; lui peraltro gestisce anche l’aspetto economico e  lei si sente con le mani legate e isolata socialmente. Ha trovato la forza di chiamare il Telefono Donna anche per tutelare il suo bambino  di pochi mesi. Da quel giorno inizia un percorso fatto di telefonate. Nel giro di alcuni mesi  la situazione non sembra migliorare; il marito  incomincia anche a fare delle richieste sessuali particolari. Ai rifiuti di lei seguono botte.  Beatrice però, un giorno finalmente sostenuta da Telefono Donna inizia un percorso di rinascita accettando di andare dalla psicologa dell’Associazione, trovando poi il coraggio di separarsi dal marito violento e decidendo infine di trasferirsi in una località vicina alla sorella alla quale finalmente ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia”. E poi c’è Rosa, i nomi delle storie sono entrambi di fantasia, sposata da più di 30 anni con lo stesso uomo. Un matrimonio che le ha regalato momenti di gioia, a partire dalla nascita delle figlie. Ma anche un cammino difficile e lungo, soprattutto la convivenza con il marito, fatto spesso di silenzi per mantenere l’equilibrio familiare apparente.  Un carattere già difficile, che peggiora quando l’uomo va in pensione e forse perde in parte il suo ruolo attivo dentro la società. “I suoi comportamenti aggressivi sono peggiorati poco dopo il suo pensionamento. Spiega Rosa. In famiglia abbiamo cercato di convincerlo a curarsi, a farsi visitare da uno specialista, ma lui non ne ha mai voluto sapere .Urli, imprecazioni, spesso mi metteva le mani addosso; un giorno una sberla, la volta successiva calci e ancora insulti. Non ho mai trovato il coraggio di denunciarlo, né mai sono andata al pronto soccorso per farmi visitare. Oltre a essere violento nei miei confronti, si è spesso avventato verbalmente anche sulle mie figlie con pesanti ingiurie e minacce. Questo è mio marito, una persona disturbata che prova disprezzo per tutte le donne comprese le figlie che costituivano l'unica certezza della mia vita. Mi mancava la spinta che mi consentisse di dare finalmente una svolta a questa situazione. Quel giorno è arrivato inaspettatamente: era l'ora di pranzo, eravamo a tavola io, mio marito e le figlie. Con disprezzo lui guardandomi mi ha detto che usavo la mia malattia come pretesto per non lavorare e farmi mantenere da lui. In realtà soffro di una patologia piuttosto grave che mi impedisce qualunque attività lavorativa. Ha incominciato a urlare contro di noi insultandoci pesantemente. Quindi ha cercato di picchiarmi. L'intervento di una delle mie figlie non è servito a fermarlo e io sono stata colpita.. Avevamo paura e l'ho minacciato di chiamare i carabinieri, ma lui non si calmava, anzi era sempre più aggressivo e continuava a urlare. Ho preso il telefono e li ho chiamati; non c'era bisogno di spiegare loro poi molto, hanno capito subito la situazione, anche loro hanno sentito gli urli .. Sono intervenuti insieme ai medici che hanno cercato di convincerlo a farsi visitare; andato in Ospedale, è stato poi rimandato a casa. Ora però basta, sono stufa, non ce la faccio più, ho bisogno di aiuto, non posso farcela da sola. Finalmente ho deciso di denunciarlo!!! Nell'attesa di essere chiamata per la denuncia tanti pensieri e dubbi affollavano la mia mente ...Ho amato mio marito ma ora ho seriamente paura di lui, non riesco a riconoscere quell'uomo che è stato al mio fianco per così tanti anni o, forse, ho solo fatto finta di non voler capire, vedere quello che era realmente il mio matrimonio. I Carabinieri mi consigliano poi di contattare Telefono Donna dove ho trovato non solo una tutela legale fatta da professioniste serie e competenti che stanno seguendo il mio caso, ma ho avuto la possibilità di essere accolta anche dalle volontarie che mi hanno dato la possibilità di poter ridare voce alla mia dignità di donna. Ci vorrà pazienza, sarà una strada in salita ma, adesso, c'è qualcuno che cammina accanto a me”. La giornata di violenza contro le donne serve a ricordare a tutti che questo problema esiste, che non bisogna girare lo sguardo dall’altra parte e fare finta di niente. Combattere ed uscirne vincitrici si può e ricordate sempre che non siete sole in questo percorso.