linee guida per la riforma del terzo settore

Editoriale pubblicato il 29 mag 2014 nella newslsetter 20/2014

Dopo l’annuncio del Presidente del consiglio dei ministri di voler presentare le linee guida per la riforma del Terzo Settore - annuncio al quale pochi avevano creduto – c'è stata la pubblicazione di un documento di sette pagine che presenta la proposta del governo. Renzi aveva sostenuto che il Terzo Settore è impropriamente chiamato così perché, ha affermato, lo si dovrebbe chiamare Primo Settore. È, in effetti, un mondo molto variegato dentro il quale ci sta un po’ di tutto: dall'associazione del bridge a quella di volontariato che si occupa di disabili e di malati terminali, dal circolo del tennis all'associazione sportiva dilettantistica, dalle cooperative sociali alle associazioni che promuovono processi educativi e formativi, da importanti realtà culturali alle rassegne folcloristiche ... È un settore che certamente ha bisogno di essere “riordinato” per fare chiarezza e valorizzarne le potenzialità. L'opportunità offerta dal governo di costruire insieme una nuova regolamentazione del terzo settore non sta sfuggendo al mondo organizzato del non profit, che ha tutto l'interesse a creare le condizioni per un cambiamento possibile, “separando il grano dal loglio” come scritto nel documento pubblicato.
Molte organizzazioni ne stanno studiando le linee e stanno elaborando proposte da inserire come assi portanti della futura legislazione nella legge delega. Anche il Forum Terzo Settore del FVG ha riunito il proprio coordinamento ed ha avviato un percorso tra tutte le organizzazioni aderenti. Gli obiettivi sono promuovere informazione e dibattito per raccogliere contributi da portare al tavolo di confronto nazionale. Il volontariato che vuole coinvolgersi nella discussione del documento ha ora la grossa opportunità di suggerire al governo i valori portanti per la costruzione di un nuovo welfare partecipativo. Welfare fondato su una governance sociale aperta alla partecipazione dei singoli, dei corpi intermedi e del terzo settore. Perché si possano decidere insieme le politiche sociali ed i servizi da erogare, cancellando le sperequazioni e ricomponendo il rapporto tra “pubblico e privato”con criteri di equità, efficienza e solidarietà sociale.
                     
   
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