cronache di un naufragio

Editoriale pubblicato il 31 lug 2014 nella newslsetter 29/2014

Gli atti degli Apostoli (27-28) riportano la cronaca di un naufragio. Paolo (san Paolo) assieme ad altri prigionieri deve affrontare la traversata del mediterraneo. La prima parte del viaggio è tranquilla ma una volta giunti a Cipro e diretti in Italia il tempo si guasta. L'equipaggio, Paolo e i prigionieri suoi compagni sono in balia della tempesta. È la cronaca di un naufragio, di una progressiva consegna al mare di tutto il possibile per alleggerire l'imbarcazione: il carico, le attrezzature e infine anche la speranza di approdo alla terraferma, alla salvezza. Ma non ci sono - nei tanti barconi in arrivo in Italia - i Paolo che - come in quell'antico viaggio – invitavano a incoraggiare ed a sperare; ci sono invece venditori di vite umane senza scrupoli che per denaro si prestano a questi tristi traffici. Si perde tutto in mare, si lascia andare tutto nella traversata: anche la speranza di arrivare. Solo in questa parte del 2014 si calcola che siano oltre 800 le persone morte durante i tentativi di approdo alle nostre coste.
Alla fine Paolo e i suoi compagni di sventura, pur naufragando, riuscirono a salvarsi approdando a Malta dove furono soccorsi ed accolti. Perché non basta sopravvivere alla tempesta: bisogna che chi ti accoglie sia generoso, che ti accenda un fuoco per riscaldarti e ti dia un pezzo di pane e un po’ di dignità per ricominciare una nuova vita in una nuova terra. Una vita può ricominciare a condizione che questi persone sfinite trovino chi si prenda cura di loro. Accogliere significa anche essere disposti ad abbandonare facili certezze e pregiudizi sull’altro, permettergli di “riposare dopo la tempesta” e ricominciare una nuova vita e un nuovo viaggio.


le news vanno in vacanza torneranno in settembre