Gli angeli del fango

Editoriale pubblicato il 16 ott 2014 nella newslsetter 35/2014

Li hanno chiamati “angeli del fango” . Sono tutti quei giovani che sono andati a Genova a dare un proprio contributo dopo l’alluvione che ha messo in ginocchio, ancora una volta, la città. Una semplificazione giornalistica che, anche stavolta, non rende l’idea. In realtà sono i giovani che inorgogliscono questo Paese, che di orgoglio ormai – giustamente – non ne ha più. Per fortuna che ci sono questi giovani e che ci sono sempre stati. Sono gli stessi ragazzi che devono sottostare a una giungla di contratti molto spesso di precariato, gli stessi che devono accettare qualsiasi cosa pur di lavorare e molto spesso devono emigrare all’estero. Sono figli di contratti precari che durano al massimo un anno, come pure della partita Iva, dove circa la metà di ciò che si guadagna viene tassata. Ma mentre la politica giunge sempre dopo le tragedie, questi giovani sono riusciti ad arrivare in tempo: sono lì a mani nude tra il fango, senza che la Protezione Civile neppure gli fornisca guanti e pale. È un paese intero che ha bisogno ora della speranza che questi ragazzi rappresentano: la voglia e la determinazione di prendersi cura anche di ciò che non è “mio” ma ugualmente ci appartiene.le.