Aspettando che spiova à

Editoriale pubblicato il 06 nov 2014 nella newslsetter 38/2014

Le emergenze che alcune città ed aree del nostro Paese stanno vivendo sono una scomoda realtà con cui abbiamo cominciato a fare i conti. E il termine “scomoda” è certamente inadeguato per definire eventi che lasciano una scia di morti ben più drammatica del fango, dei danni alle cose, alle infrastrutture, a territori interi. Le cause non vengono più taciute ma non è su questo che vorremmo porre l'attenzione bensì su azioni positive di contrasto. I cittadini possono giocare un ruolo importantissimo nella stesura dei piani di Protezione Civile. La Protezione Civile, oltre ad essere settore affidato ad esperti ed a volontari appositamente formati, può e deve diventare conoscenza e responsabilità diffusa nei cittadini sui territori. Esistono già iniziative, percorsi e strumenti che attivano la partecipazione della Comunità locale nella prevenzione e gestione dei rischi dovuti a eventi naturali. I Comuni di loro iniziativa - o sollecitati dalla cittadinanza - possono costruire Piani di Protezione Civile partecipata con la popolazione che mettano al centro dell'azione i membri dell'intera comunità locale. Da comunità che “subisce” un evento, si trasforma così in “comunità attiva” che lo affronta. Azioni possibili: raccogliere e diffondere i “saperi locali” come risorsa che arricchisce la conoscenza dei rischi presenti sul territorio, responsabilizzare gli abitanti come primi protagonisti della propria sicurezza, attivare e formare le risorse sociali locali per rispondere in modo efficace agli eventi calamitosi, individuare soluzioni concrete all’emergenza insieme agli abitanti della zona.

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