La fotografia del volontariato che fa bene all’Italia

Editoriale pubblicato il 11 dic 2014 nella newslsetter 43/2014

Sono 6,63 milioni gli italiani che dedicano tempo agli altri: 4,14 milioni si impegnano in organizzazioni o gruppi mentre 3 milioni sono volontari non organizzati. L’indagine, che fornisce la fotografia del volontariato italiano, è stata realizzata da Istat, CSVnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato) e Fondazione Volontariato. Una fotografia che non ci fa vedere «un’Italia ripiegata su se stessa ma una società migliorata - sotto il profilo valoriale - rispetto a qualche anno fa, anche se non ha ancora un punto forte di aggregazione». Dall’indagine risulta che le persone che fanno volontariato hanno più fiducia negli altri, sono più altruisti ed hanno un maggior senso di fiducia nelle istituzioni.
«Così come il volontariato non deve avere timori di misurarsi utilizzando parametri scientifici accreditati, così le istituzioni non devono temere di promuoverlo e sostenerlo secondo il principio della sussidiarietà» – ha commentato Stefano Tabò, presidente di CSVnet. «Questa convinzione deve condizionare la Riforma del Terzo Settore, a ragione dei benefici generati dall’azione volontaria che la ricerca ci ha confermato nell’incremento della coesione sociale e della fiducia che fanno delle organizzazioni di volontariato un antidoto all’apatia civica e politica».
Anche le motivazioni che spingono le persone a fare volontariato dipingono un’Italia che ha voglia di superare la crisi e l’egoismo, che vuole il bene delle istituzioni e dell’ambiente. Si fa volontariato per stare assieme, creare relazioni, mettersi alla prova, valorizzare capacità ed essere più spendibili nel mondo del lavoro. E per star bene con se stessi.
«L’egoismo è stanco, cresce la voglia di ritrovare l’altro. Cittadini preoccupati, ma non disperati». Lo ha spiegato Giulio De Rita, ricercatore del Centro, presentando i dati: «I numeri dicono che la crisi antropologica ha consumato il suo slancio. Ma questo non vuol dire che l’egoismo, la passività, l’irresponsabilità, il materialismo stiano improvvisamente svanendo. Anzi sono al loro punto massimo ma mostrano di non avere la forza necessaria per andare oltre. Le energie per un’inversione di rotta ci sono tutte, ma si tratta di un’energia potenziale, che ancora non si è attivata e che è impossibile sapere dove ci porterà», ha chiosato De Rita. Insomma il classico bicchiere  mezzo pieno ha buone possibilità di riempirsi completamente.