Buon compleanno, disobbedienza

Editoriale pubblicato il 16 apr 2015 nella newslsetter 15/2015

Ha cinquant'anni la Lettera che portò a processo il suo estensore e ribaltò completamente i concetti del tempo su Patria, Obbedienza, Nemico, Straniero, Italiano. Le parole sono di don Lorenzo Milani che nel 1965, in risposta alla parole dei Cappellani militari toscani che dichiararono di considerare “un insulto alla Patria e ai suoi Caduti la cosiddetta "obiezione di coscienza" che, estranea al comandamento cristiano dell'amore, è espressione di viltà.” Le lettere furono due, una rivolta ai cappellani militari e una ai giudici del tribunale di Roma dove si difese dall'accusa di apologia di reato. Le parole di don Milani sono attualissime e brucianti anche oggi, in tempi di migrazioni, guerre, contrapposizioni incoraggiate tra “stranieri” e “residenti”
«Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri».
“... la guerra difensiva non esiste più. Allora non esiste più una "guerra giusta" né per la Chiesa né per la Costituzione”.
E dalla Lettera ai Giudici un pensiero forte, un impegno per gli adulti verso tutti i giovani, anche quelli che sabato ripercorreranno un pezzo si storia e guerra nazionale nelle trincee del Carso dove altri giovani morirono.
“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l'obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l'unico responsabile di tutto”.

  
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