siamo tutti volontari?

Editoriale pubblicato il 30 apr 2015 nella newslsetter 17/2015

Riproponiamo alcune considerazioni di Paolo Bonfanti (del Movi Lombardia) che ci invitano a riflettere circa l’uso improprio o scorretto del termine “Volontario”. Secondo la “carta dei valori” che la FIVOL a suo tempo redasse - e che rimane il nostro riferimento costante quando parliamo di attività di volontariato – il Volontario … “è la persona che, adempiuti i doveri di ogni cittadino, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per gli altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione dei beni comuni.”
E allora non possiamo annoverare fra i Volontari i tanti:
Volontari per un giorno e Volontari per l'Expo (sei disoccupato? vieni a fare il volontario ... poi si vedrà: intanto è lavoro gratis)
Volontari in cooperativa o altra non profit (ti faccio socio e, in cambio di qualche beneficio o rimborsi spese, lavori gratis)
Volontariato per i cassintegrati. Se lo svolgi “le Onlus possono richiedere all'Inail l'attivazione della copertura assicurativa, finanziata con risorse dell'apposito Fondo nazionale”. Ottimo sostegno a chi è senza lavoro, ma perché chiamarlo volontariato?
Volontari in ONG (ma se sei pagato che volontariato è? “Cooperante” è la corretta definizione)
Volontario in politica (ti tengo il gazebo, distribuisco volantini, ti voto e poi … chissà …)
Volontariato “giudiziario” (curioso l'uso di questo termine per persone condannate a “lavori socialmente utili”: manca evidentemente il requisito della volontarietà).
E si potrebbe ancora continuare con l’ultima invenzione europea: sei un immigrato, ti faccio lavorare gratis ma con l’etichetta di volontario.




 
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