Avevamo sperato che queste elezioni politiche sarebbero state una
svolta, che avrebbero diminuito il distacco tra cittadini ed istituzioni
e che sarebbero state uno scatto di dignità e di originalità
nell'affrontare la crisi. Le elezioni dovevano avviare una dialettica
politica più virtuosa ed una stagione di ricostruzione, completando
finalmente la transizione verso una vera democrazia dell'alternanza. Il
voto che stiamo esaminando, mentre ancora scriviamo, ci prende alla gola
per la gravissima emergenza istituzionale che lascia intravvedere. Le
maggioranze sono traballanti, le alleanze molto incerte e le riforme a
rischio di ulteriore rinvio.
La campagna elettorale è stata la prefigurazione di una anomalia molto
grave: tutti i contendenti hanno perseguito un risultato che era
l'opposto di quanto invece si sarebbe potuto e dovuto cercare di
costruire con questa legge elettorale. Grillo ha lavorato per "tutti a
casa", che è il contrario della ragione per cui si vota. La Lega voleva
i voti del Nord non per avere il governo a Roma ma per avere il potere
in Lombardia e tenere al Nord i soldi del Nord. Il centrosinistra
cercava una maggioranza non per governare a sinistra, come la legge
elettorale prevede, ma per governare dal centro. Monti voleva governare
pur essendo in minoranza nelle urne e nel paese perché deve salvare
l'Italia a dispetto dei partiti di destra e di sinistra. Berlusconi ha
fatto carte false e promesse anarco-fiscali per poter avere più voti
possibile non per governare - ruolo a cui nemmeno si candidava.
Credo che le priorità a questo punto siano due: una riforma elettorale
che consenta, specialmente in caso di ingovernabilità, di tornare alle
urne rimettendo veramente in mano ai cittadini la possiblità di
scegliere. Una seconda urgenza è far ripartire il lavoro, perché è in
gioco la sorte di una generazione senza futuro e perché senza una nuova
visione del lavoro, capace di creare inclusione e redistribuzione della
ricchezza, sostenibile sia sul piano ecologico che sociale, i problemi
del Welfare si aggraveranno, anche nella nostra regione. Questa
situazione sta generando una massa di fragilità e di vulnerabilità che
non è certo pensabile possa essere scaricata sul volontariato, per quanto
generoso.
Per noi, dare lavoro alla gente vuol dire praticare la
giustizia e la solidarietà e garantire dignità per la promozione umana di ogni
persona.