Avevamo sperato ... speriamo ancora!

Editoriale pubblicato il 28 feb 2013 nella newslsetter 8/2013

Avevamo sperato che queste elezioni politiche sarebbero state una svolta, che avrebbero diminuito il distacco tra cittadini ed istituzioni e che sarebbero state uno scatto di dignità e di originalità nell'affrontare la crisi. Le elezioni dovevano avviare una dialettica politica più virtuosa ed una stagione di ricostruzione, completando finalmente la transizione verso una vera democrazia dell'alternanza. Il voto che stiamo esaminando, mentre ancora scriviamo, ci prende alla gola per la gravissima emergenza istituzionale che lascia intravvedere. Le maggioranze sono traballanti,  le alleanze molto incerte e le riforme a rischio di ulteriore rinvio.
La campagna elettorale è stata la prefigurazione di una anomalia molto grave: tutti i contendenti hanno perseguito un risultato che era l'opposto di quanto invece si sarebbe potuto e dovuto cercare di costruire con questa legge elettorale. Grillo ha lavorato per "tutti a casa", che è il contrario della ragione per cui si vota. La Lega voleva i voti del Nord non per avere il governo a Roma ma per avere il potere in Lombardia e tenere al Nord i soldi del Nord. Il centrosinistra cercava una maggioranza non per governare a sinistra, come la legge elettorale prevede, ma per governare dal centro. Monti voleva governare pur essendo in minoranza nelle urne e nel paese perché deve salvare l'Italia a dispetto dei partiti di destra e di sinistra. Berlusconi ha fatto carte false e promesse anarco-fiscali per poter avere più voti possibile non per governare - ruolo a cui nemmeno si candidava.
Credo che le priorità a questo punto siano due: una riforma elettorale che consenta, specialmente in caso di ingovernabilità, di tornare alle urne rimettendo veramente in mano ai cittadini la possiblità di scegliere. Una seconda urgenza è far ripartire il lavoro, perché è in gioco la sorte di una generazione senza futuro e perché senza una nuova visione del lavoro, capace di creare inclusione e redistribuzione della ricchezza, sostenibile sia sul piano ecologico che sociale, i problemi del Welfare si aggraveranno, anche nella nostra regione. Questa situazione sta generando una massa di fragilità e di vulnerabilità che non è certo pensabile possa essere scaricata sul volontariato, per quanto generoso. Per noi, dare lavoro alla gente vuol dire praticare la giustizia e la solidarietà e garantire dignità per la promozione umana di ogni persona.