Delle migrazioni ...

Editoriale pubblicato il 11 giu 2015 nella newslsetter 23/2015

Emergenza? Molti usano la parola emergenza per indicare l’alto numero di persone che stanno arrivando dal Medio Oriente e dall’Africa negli ultimi mesi. Tuttavia l’immigrazione non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale. Secondo le Nazioni Unite, infatti, i migranti sono in aumento dal 1990, anche se sono solo il 3 per cento della popolazione mondiale. “Non siamo in una situazione di emergenza. Siamo in una situazione difficile, ma strutturale" dichiara Carlotta Sami, portavoce in Italia dell'Unhcr. I processi migratori sono di diversi tipo, spesso confusi in un unico, indistinto fenomeno. La confusione favorisce equivoci, paure e strumentalizzazioni politiche.
Esiste la migrazione regolare di chi decide di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori. A differenza del rifugiato, un migrante o immigrato non è un perseguitato nel proprio paese e può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza. Nel paese dove si è trasferito ha un lavoro, paga le tasse e deve avere riconosciuti i diritti di tutti gli altri cittadini. Per questi migranti ci sono i programmi di integrazione che facilitano l'inserimento nel tessuto sociale delle comunità ospitanti. Questi programmi sono utili ai migranti-immigrati ma molto utili anche alle comunità locali perché una buona integrazione evita situazioni negative o conflittuali. Esiste anche l'immigrazione irregolare che viene trattata dalle forze dell’ordine in base alle più o meno buone leggi nazionali.
Al momento attuale sono i profughi* il fenomeno più evidente. Lo Stato italiano ha chiesto alle Regioni un impegno di accoglienza calcolato in proporzione alla popolazione residente. In Friuli Venezia Giulia questo impegno ad accogliere riguarda il 2,19% dei profughi in arrivo nel nostro paese. Ciascuna comunità può assorbire un numero proporzionale di essi con progetti, gestiti da Amministrazioni comunali insieme a mondo del volontariato e delle associazioni, capaci di trasformare un problema in opportunità. Le esperienze dei sistemi di protezione dei rifugiati (SPRAR) che da anni affrontano in questo modo il tema in questione sono un prezioso e positivo insegnamento da imitare. Se sapremo evitare reazioni di carattere emotivo o, peggio, ideologico, potremo intervenire e governare un processo certo difficile, ma che richiede - come sempre - serietà, lungimiranza e coraggio.

La Redazione
*Profugo è chi lascia il proprio paese a causa di guerre, invasioni, rivolte o catastrofi naturali. Un richiedente asilo non è ancora un rifugiato, ma è una persona che, avendo lasciato il proprio paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale. Fino a quando non viene presa una decisione definitiva dalle autorità competenti del paese a cui si chiede asilo (in Italia è la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato), il richiedente asilo ha il diritto di  soggiornare, anche se è arrivato senza documenti d’identità o in modo irregolare. Le richieste di asilo in Europa sono aumentato: da 435.190 nel 2013 a 626.065 nel 2014. L’anno scorso il numero di richiedenti asilo dalla Siria è raddoppiato. I siriani sono il 20% dei richiedenti asilo in Europa. Il secondo gruppo è rappresentato dagli afgani (7%). Nel 2014 l’UE ha offerto asilo a 163mila persone. e la Germania ha il più alto numero (41mila) di richieste approvate, seguita dalla Svezia con 31mila richieste approvate. L’Italia ne ha accolte 21mila.





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