Eppur si muovono

Editoriale pubblicato il 25 giu 2015 nella newslsetter 25/2015

“I beni, le merci e il denaro – oltre che gli eserciti – possono andare dappertutto, passare in un baleno da un mare all’altro, da un continente all’altro, ma gli uomini e le donne non possono circolare, non possono recarsi nel luogo di loro scelta, non possono esercitare i loro diritti sotto ogni cielo, non sono custodi ma prigionieri della terra di cui sono eredi.” (Raniero La Valle)

Per un muro caduto a Berlino nel 1989 ne restano molti altri: tra Stati Uniti e Messico, in Irlanda del Nord, tra Spagna e Marocco, tra Corea del Nord e del Sud, tra Israele e Territori Palestinesi, tra Bulgaria e Turchia. Prossimamente potremmo avere muri anche tra Kenya e Somalia, tra Ungheria e Serbia. È la soluzione contro le migrazioni che stanno trasformando il “nostro mondo”? Muri e interventi armati (meglio se “chirurgici” orientati ai soli barconi) contro un fenomeno storico di enormi proporzioni che ci ostiniamo a trattare come emergenza passeggera che passeggera non è, bensì strutturale. La crisi economica globale e le guerre hanno costretto milioni di persone ad abbandonare le loro case e ad intraprendere viaggi pericolosi e molto lunghi per trovare sistemazioni più sicure – affrontando – una volta arrivati a destinazione, altre ostilità. Secondo un rapporto ONU nel 2014 l'equivalente di una
intera nazione come l'Italia, con i suoi sessanta milioni di abitanti, si è spostata nel mondo. Dalla finestra mediterranea vediamo che nel solo Libano ogni 100 abitanti ci sono 23 profughi, in Turchia di profughi ce ne sono 2 milioni. Sulle isole greche negli ultimi 5 mesi ne sono arrivati più di 46 mila da Siria, Iraq, Afghanistan.
lo Ius migrandi, cioè il diritto di mettere piede e restare in qualsiasi parte del mondo conosciuto, va reso diritto effettivo: teorizzato fin dal 1500, è stato ripreso da Dichiarazioni universali ed europee, fino al diritto d’asilo riconosciuto dalla Costituzione italiana.  Va esteso a tutti gli uomini e donne del pianeta per aprire i confini ed i porti, far viaggiare i migranti su treni, aerei e navi di linea ed accoglierli nei Paesi di loro scelta. Ciò significa riconoscere che politica, economia e diritto devono costruire un mondo non riservato a pochi ma per tutti. Vuol dire combattere (e vincere) la società dell’esclusione.


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