Anch'io sono Parigi

Editoriale pubblicato il 19 nov 2015 nella newslsetter 42/2015

Così potremmo esprimerci pensando all'orrore della strage compiuta in Francia. Potremmo anche - speriamo di no - dover dire ancora "anch'io sono Londra" "anch'io sono Roma". Pensare, dire a voce alta “anch'io sono...” ci fa bene: ci fa esprimere tutta la vicinanza emotiva, la solidarietà, la voglia di sfidare le azioni malvagie e orribili che seminano morte e dolore tra la gente comune. Quello che davvero ci è difficile fare è l'umile e costante azione di Pace. Cioè praticare il rispetto e il discernimento, rifiutare la generalizzazione per non diventarne prigionieri (tutti i musulmani sono ... è lo scontro di civiltà…), distinguere il fanatismo omicida dell'Isis dalla profonda e ricchissima cultura islamica. È allearsi con quanti - musulmani, ebrei e cristiani - rifiutano le ideologie e la violenza, è essere forti e cercare sempre di capire cosa muove “l'altro”, è dichiarare guerra all'ignoranza, alla miseria, al potere che uccide la libertà. Tutto questo ci è difficile. Sono azioni non di buonismo o tolleranza ma scelte – nonostante le durissime difficoltà attuali - di costruire ogni giorno un mondo nel quale valga la pena vivere.
Anche Antoine Leiris, il cui messaggio ai terroristi è rimbalzato sui tutti i quotidiani, ha scelto di costruire: «Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio, eppure non avrete il mio odio. Non so chi siete e non voglio neanche saperlo. (…) Se Questo Dio per il quale ciecamente uccidete ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo di mia moglie sarà stata una ferita nel suo cuore.
Perciò non vi farò il regalo di odiarvi.”