Clicco dunque sono?

Editoriale pubblicato il 14 gen 2016 nella newslsetter 02/2016

Sarebbe un approfondimento interessante discutere sulla democrazia promossa dalle rete web: consultazioni on line di aderenti a movimenti politici, raccolte firme in appoggio a campagne di sostegno e sensibilizzazione, raccolte fondi per progetti specifici etc… Alla disaffezione degli italiani per la partecipazione agìta in prima persona (elettorale in primis, ma non solo) si contrappone il traguardo di due milioni di utenti registrati che Change.org – la più grande piattaforma di attivismo on line – ha raggiunto in Italia nel 2014. C'è di che interrogarsi davvero sui vuoti (di fiducia, di ascolto, di decisioni, di credibilità verso politici e istituzioni) che vengono riempiti in questo modo. Ma c'è anche da accogliere con ottimismo le nuove possibilità di mobilitazione che la Rete offre. All'obiezione “le cose non si cambiano da dietro un monitor, stando comodamente seduti in una casa con la connessione internet” si contrappone giustamente che “dietro una petizione c’è sempre una persona o un gruppo di persone che lottano per quello in cui credono. La petizione è la punta dell’iceberg di un movimento che include azioni concrete, manifestazioni non virtuali, bombing sui social e colloqui diretti con i cosiddetti “decision makers”. È legittimo chiedersi “quale peso abbiano le petizioni sulle questioni che affrontano e come le pile di adesioni ottenute in rete finiscano per pesare sulle stanze dei bottoni” ma bisogna riconoscere che sono spesso l'unico strumento che permette a persone e movimenti di essere visibili senza l'appoggio del potere, usando semplicemente Internet. Se le campagne - grandi ma lontane - rischiassero di lasciarci indifferenti, possiamo però dare attenzione a quelle più vicino a noi, nelle nostre città e territori, che ci interpellano su temi e problemi appena fuori dall'uscio di casa.