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Editoriale pubblicato il 11 feb 2016 nella newslsetter 06/2016

La Rete Disarmo denuncia: “In Egitto pesanti violazioni dei diritti umani, l’Italia rispetti la decisione UE di sospendere invio armi. Le armi prodotte nel nostro Paese non contribuiscano a rafforzare un governo la cui condotta è stata messa in questione da diverse organizzazioni internazionali.  Nonostante le pesanti violazioni dei diritti umani operati dalle autorità egiziane e la sospensione delle licenze di esportazione verso l’Egitto di armi e materiali utilizzabili a fini di repressione interna decretata nell’agosto del 2013 dal Consiglio dell’Unione europea, l’Italia ha continuato a inviare armi in Egitto. Rete Disarmo chiede di sospendere l’invio alle forze militari, agli apparati di sicurezza e alle forze dell’ordine dell’Egitto di ogni tipo di arma e di materiali che possano venire impiegati per la repressione interna." Una repressione denunciata con chiarezza anche da Amnesty International.
In Egitto si spara anche italiano, dunque. L'Opal (Osservatorio Armi Leggere di Brescia) ricorda che il nostro paese nel 2014 ha fornito le forze di polizia egiziane di 30mila pistole e nel 2015 ha inviato in Egitto altri 1.236 fucili a canna liscia. L’Italia, dalla presa del potere del generale al-Sisi, ha inviato armi utilizzabili per la repressione interna all’Egitto” – secondo l'analista Opal Giorgio Beretta che cita i dati 2014 dell’Istat. I dati registrano esportazioni italiane di armi nel mondo pari a 453 milioni, leggermente inferiori all’anno precedente, ma superiori alla media delle esportazioni del decennio, contribuendo così alla tenuta del famigerato PIL. È il mercato, bellezza! Per riparare invece i danni diretti e collaterali dovuti all'uso delle armi ci sono le organizzazioni umanitarie e di volontariato.

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