"Dai diamanti non nasce niente..." (F. De André)

Editoriale pubblicato il 05 mag 2016 nella newslsetter 18/2016

Dal terremoto che nel 1976 sconvolse terra e comunità di questa regione possiamo dire, guardando ai fatti, che presero forma nuove e inedite cose:
1.la prima esperienza di volontariato di protezione civile italiana, che traduceva la generosità di cittadini provenienti da ogni parte d'italia in aiuto concreto, organizzato e capillare. Persone di tutte le età, con motivazioni diverse, raccolte o meno in associazioni, si sono messe al fianco della popolazione nei paesi e nelle  frazioni piccole e piccolissime ed hanno fatto quello che c'era da fare in quella devastazione: pulire macerie, far giocare i bambini, sistemare tende e alloggi, dare amicizia e coraggio.
Una forza civile che ha ascoltato le esigenze della popolazione ed ha integrato con intelligenza e capacità gli interventi delle istituzioni - locali e nazionali - indispensabili ma non sufficienti a dare risposta adeguata alla situazione. L'espressione di una volontà di partecipazione e auto-organizzazione che nasceva "dal basso" e dialogava con "l'alto" per meglio "servire" la gente.
2.la responsabilità che gli amministratori del FVG hanno progressivamente assunto ed esercitato fino al completamento della ricostruzione: una scelta coraggiosa che ha dato una percezione concreta dei problemi e ancorata ai paesi reali; un vero antidoto per soluzioni che venivano "da lontano" che avrebbero snaturato per sempre l'identità delle comunità locali.
3.il protagonismo esercitato dalla popolazione e dalla chiesa locale per dire la propria su bisogni e soluzioni ai problemi: assemblee, documenti e manifestazioni pubbliche davano forma alla volontà di non essere destinatari passivi di risposte costruite altrove ma di essere gli interlocutori indispensabili per ricostruire.
In Friuli il volontariato italiano ha lavorato in modo silenzioso ma ha pensato con la sua testa ed esercitato l'autonomia e la responsabilità che spetta ai cittadini. Nelle successive "disgrazie" nazionali  il protagonismo costruttivo e libero del volontariato ha dovuto cedere il passo alla preoccupazione istituzionale di accentrare decisioni e interventi, assegnare rigidi confini ai compiti dei volontari, non incoraggiare gli amministratori locali a gestire la responsabilità né le popolazioni colpite a rendersi parte attiva. Altri tempi dal 1976. E forse anche un'altra Italia.


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