oltre le scogliere di dover

Editoriale pubblicato il 08 set 2016 nella newslsetter 32/2016

Il lavoro delle organizzazioni volontarie francesi e inglesi nel campo è un presidio di rispetto umano che, a quanto pare, solo loro sentono di dovere alle diecimila persone accampate nella Giungla di Calais. La notizia dell'annunciato muro inglese cade nel silenzio generale degli altri stati europei: tanto quello ungherese è stato commentato ed esecrato, tanto quello inglese viene taciuto. Perché? La soluzione, ultima e unica, è dunque "fermiamoli" non importa quali prezzi pagheremo e pagheranno i disperati "invasori". Ma davvero: è stupidità o cattiveria? Come non accettare la realtà che ci chiede di fare posto tra noi a chi scappa per poter semplicemente vivere? Le soluzioni chiedono da anni di essere individuate ma se non ci sono valori e idee da tradurre in azioni, rimangono solo i muri ad illuderci che il nostro equilibrio non sarà turbato. E resta quel presidio di civiltà e di rispetto che dei volontari sentono di dover testimoniare con il loro impegno concreto. Ma non può bastare. Tutti i cittadini devono averne consapevolezza e chiedere ai loro governi politiche vere di accoglienza, non parcheggi più o meno custoditi.
"Sono disgustato, il nostro governo non sta facendo niente per queste persone. Nessuno in Europa sta facendo niente. Non capisco se gli stati sono più stupidi o più cattivi.Nessuno pensa una soluzione seria, pensiamo solo a bloccarli da qualche parte. Io non ci sto. Per questo vengo qui e mi metto a disposizione. E' l'unico atto politico che posso fare in questo momento" (Mael Vrot, insegnante volontario nel campo di Calais).