Volontariato al bivio

Editoriale pubblicato il 08 dic 2016 nella newslsetter 45/2016

Siamo al bivio? Secondo Giovanni Moro, relatore alla XVI assemblea delle organizzazioni di volontariato del FVG che si è svolta sabato scorso a Codroipo, si può dire di si: senza nulla togliere al valore di ogni attività promossa dall'attivismo dei cittadini, non si può più prescindere da una valutazione dell'effettivo interesse per la collettività delle attività svolte dal privato sociale.
Oggi, nel mondo del terzo settore, sono messe sullo stesso piano realtà molto differenti, che,  pur condividendo una visione solidaristica, hanno un peso e un impatto sociale molto differente. Si va per esempio "dagli amici del maghetto, che organizzano feste private per bambini,  a chi accompagna malati terminali in un hospice".
Nelle sue conclusioni rispetto alla nuova legge di riforma del terzo settore all'assemblea delle odv di Codroipo. Le associazioni possono e devono interpretare ed immaginare la loro collocazione nel nuovo riforma dove e come collocarsi; crearsi forse una nuovo identità con la doppia visione del vissuto sociale locale  e della memoria del proprio passato.
La riforma della legislazione nazionale, secondo Giovanni Moro, introduce una nuova e molto importante idea: che si debba tenere conto del grado di "interesse generale" delle attività che le realtà del terzo settore svolgono e non solo della loro natura giuridica (cioè cosa hanno scritto nello statuto) per capire se sono soggetti che il pubblico deve favorire e sostenere.
Interesse generale che però deve essere "misurato", definito con criteri chiari che non possono ridursi ad un riduttivo elenco di mansioni stabilito "dall'alto". Criteri che non possono che essere dinamici (cambiano con l'evolvere della realtà sociale) e frutto di una dialettica politico-sociale (perché ci possono essere idee differenti che si devono confrontare e devono negoziare le priorità, e ci può essere una dialettica tra rappresentanti e base sociale).
Secondo Moro un buon punto di partenza è l'articolo 3 della costituzione: sono di interesse generale le attività funzionali a "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Da queste riflessioni nasce anche la proposta, fatta propria dall'assemblea, di avviare una revisione dei criteri di sostegno all'associazionismo in regione, introducendo criteri che tengano conto dell'interesse generale. E in questo i volontari rilanciano il ruolo del Comitato Regionale e dell'Assemblea stessa come soggetti incaricati di"rappresentare" il punto di vista di volontari in questi processi dialettici.