Politica...bene comune

Editoriale pubblicato il 02 mag 2013 nella newslsetter 16/2013

Le elezioni in Friuli Venezia Giulia rappresentano un brutto segnale per la democrazia in Italia: preoccupante il dato dell'astensionismo, specialmente se sommato all'elevato numero di schede bianche e nulle. Nella consultazione politica di pochi mesi fa un cittadino su 4 non ha votato. Solo tre mesi dopo sono diventati meno di due su quattro! Insieme al dramma sociale di chi sta perdendo il lavoro, questa sfiducia nel sistema democratico sia davvero il problema più urgente da affrontare. Un segnale pesantissimo che chiede a tutti un impegno straordinario per riavvicinare cittadini e politica. Da una parte ricostruendo la credibilità di una classe politica che deve dimostrare di saper voltare pagina davvero, rimettendo al centro il bene comune, eliminando i privilegi e gli sprechi insieme a tutti i giochi di potere connessi. Dall'altra occorre rilanciare ogni spazio di "vita politica" in cui il cittadino possa esprimere in maniera diretta la sua partecipazione:  come il volontariato sperimenta e predica da anni, e come riconosce al costituzione all'articolo 118, "l'interesse generale" non è delegato alle istituzioni ma deve essere perseguito prima di tutto dai cittadini, sia singoli che associati. Le istituzioni devono diventare capaci di ricostruire il tessuto connettivo della Repubblica partendo dal riconoscimento di questa capacità e desiderio delle persone di partecipare per il bene di tutti.
Uno dei tanti problemi degli italiani, è un aumento spropositato e costante delle differenze sociali, tra redditi maggiori e minori, mai diminuito dal dopoguerra ad oggi con buona pace di tante politiche redistributive che sono state attuate: anche su questo è il momento di voltare pagina. Sono urgenti e indispensabili politiche di solidarietà e responsabilità che chiedano a chi ha di più di contribuire maggiormente: quello che sta avvenendo è invece che chi già era debole, pagando come gli altri, si ritrova povero. Il volontariato non sarà  mai sufficiente per "ammortizzare" questo crollo ne l'unica risposta può essere di distribuire borse di viveri con i nostri avanzi o vestiti dismessi
Se la crisi, come pare è strutturale, e la promessa ripresa non ci sarà, vuol dire che dobbiamo cominciare a pensare ad un progetto diverso di società con un sistema economico differente. "L'Europa dei cittadini" deve servire a questo. Di questo deve cominciare a parlare la politica, anche nella nostra speciale regione.