Il mare e le Reti

Editoriale pubblicato il 14 giu 2018 nella newslsetter 23/2018

Una nave con 629 migranti a bordo bloccata nel Mediterraneo: uomini, donne, bambini piccoli. Ancora due giorni di autonomia di cibo e acqua, in attesa di un porto sicuro dove attraccare. I porti italiani sono chiusi. Italia, Malta, Spagna e Francia protagonisti di azioni e dichiarazioni che a tratti hanno il livello di una lite di condominio. Il rischio - anche per tutti noi - è quello di dimenticare quella nave e il suo carico di persone la cui vita, salute e dignità vengono prima di qualsiasi disputa politica ed economica. Per fortuna ci sono le Reti di persone e organizzazioni che con il loro lavoro quotidiano ci ricordano il primato dell'umanità: Ong, associazioni di volontariato, cooperative sociali...MSF, che chiede un porto sicuro per i naufraghi  Arci, che chiede di aprire i porti. Amref, che ci ricorda che i diritti umani sono al primo posto, i Comboniani, che esprimono tutta la loro indignazione alla chiusura dei porti. Emmaus, che combatte chiusura e discriminazione Amnesty, che in molte città aderisce alla iniziative a sostegno della apertura dei porti, le Cooperative sociali, che hanno costruito sul territorio modelli di accoglienza diffusa che funzionano. La risposta alle paure di tanti non può essere il blocco (impossibile) delle migrazioni ma scegliere l'accoglienza, l'inclusione e l'equa distribuzione delle risorse.