Il MoVI che vogliamo

Editoriale pubblicato il 11 ott 2018 nella newslsetter 33/2018

Tre anni fà abbiamo scritto un documento dal titolo "il MoVI che vogliamo". Vogliamo ora riprendere in mano quelle idee che ci spinsero a riflettere su cosa vuol dire fare i volontari oggi.
E' ancora attuale la scelta di lavorare per un volontariato radicato nelle comunità locali ma contemporaneamente impegnato a riflettere su quello che fa con uno sguardo capace di "vedere lontano", che si attiva per rispondere ai bisogni sociali emergenti ma non dimentica che è necessaria anche un'azione politica per il cambiamento sociale per agire sui meccanismo che creano quei problemi, che mette al centro la persona senza trascurare la dimensione comunitaria dove accorre tenere vivi e rafforzare legami di solidarietà e coesione sociale.
Sono ancora idee adatte al nuovo "clima" socio-politico? Sono scelte sufficienti e significative? In questi anni tante cose sono cambiate: la riforma del terzo settore ha modificato profondamente la normativa che regola il nostro mondo ma non è ancora chiaro fino in fondo cosa comporterà; la crisi sembra averci lasciato in un clima di incertezza permanente con un diffuso disagio sociale;
emergono vecchi e nuovi populismi e perdono credibilità le forme note della democrazia; il degrado ambientale lancia segnali di insostenibilità di un modello di sviluppo che mette sempre più in crisi anche la stabilità sociale. Ma contemporaneamente milioni di persone hanno cura dei beni comuni, accolgono senza senza se e senza ma chi ne ha bisogno, rendono migliori quartieri e città animando la comunità e diffondendo fiducia e speranza.
Su questo vogliamo riflettere aprendo il percorso che ci porterà all'assemblea nazionale della nostra rete a inizio dicembre. Come volontari siamo convinti che la soluzione è anche nelle nostre mani: dal basso possiamo e dobbiamo fare la nostra parte. La solidarietà è l'unica risposta possibile ed è la strada più bella che ci aspetta.