femmnicio

Editoriale pubblicato il 19 set 2013 nella newslsetter 30/2013

Forse non sappiamo cosa passa nella testa della persone che uccidono le donne,  sappiamo però, che quasi sempre dietro c'è un uomo, un amico, un parente o il proprio compagno o marito. Ci chiediamo cosa succede alla personalità di questi uomini che in un soprassalto di odio uccidono la propria donna. Femminicidio un modo di dire per definire non un semplice omicidio ma un omicidio di donne solo perché donne e, per quanto tale, ancora più aberrante. Il delitto  matura molto spesso fra le mura domestiche e molto spesso perché la donna non accetta quello che il proprio uomo le vuole imporre. Se una donna manifesta la propria personalità, se una donna non si sottomette al puro volere dell'uomo o a regole imposte da una società medioevale ecco che allora la donna è colpevole e quindi è "giusto" che venga punita. Chi ha deciso la loro condanna a morte? Certo il singolo uomo che si è incaricato di punirle o controllarle e possederle nel solo modo che gli era possibile, uccidendole, ma anche la società non è esente da colpe. La cultura in mille modi rafforza la concezione per cui la violenza maschile sulle donne è un qualcosa di naturale, attraverso una proiezione permanente di immagini, dossier, spiegazioni che legittimano la violenza, siamo davanti a una violenza illegale ma legittima, questo è uno dei punti chiave del femminicidio”. Perché chiamarlo "Femminicidio"? Oggi sembra quasi una banalità ripetere i dati dell’OMS: la prima causa di uccisione nel Mondo delle donne tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio (da parte di persone conosciute). Negli anni Novanta il dato non era noto, e quando alcune criminologhe femministe verificarono questa triste realtà, decisero di “nominarla”. La categoria criminologica del femmicidio introduceva un’ottica di genere nello studio di crimini “neutri” e consentiva di rendere visibile il fenomeno, spiegarlo, potenziare l’efficacia delle risposte punitive.   Il termine “femicide” (in italiano “femmicidio” o “femicidio”) nacque per indicare gli omicidi della donna “in quanto donna”, ovvero gli omicidi basati sul genere, ovvero la maggior parte degli omicidi di donne e bambine. Non stiamo parlando soltanto degli omicidi di donne commessi da parte di partner o ex partner, stiamo parlando anche delle ragazze uccise dai padri perché rifiutano il matrimonio che viene loro imposto o il controllo ossessivo sulle loro vite, sulle loro scelte sessuali, e stiamo parlando pure delle donne uccise dall’AIDS, contratto dai partner sieropositivi che per anni hanno intrattenuto con loro rapporti non protetti tacendo la propria sieropositività, delle prostitute contagiate di AIDS o ammazzate dai clienti, delle giovani uccise perché lesbiche…Se vogliamo tornare indietro nel tempo, stiamo parlando anche di tutte le donne accusate di stregoneria e bruciate sul rogo.