Una tragedia da non dimenticare

Editoriale pubblicato il 10 ott 2013 nella newslsetter 33/2013

È passata appena una settimana dall’immane tragedia che ha coinvolto 300 persone, uomini donne e bambini che hanno lasciato la loro vita a pochi metri dagli scogli di Lampedusa. Uomini e donne che provenivano dai paesi in guerra nel Corno d’Africa dove, oltre la guerra vigono condizioni di estrema povertà, assenza completa di qualsiasi forma di democrazia e di libertà personali e sociali. Ci siamo emozionati, addolorati, abbiamo visto tutte quelle bare disposte in fila. Ci ha fatto orrore il pensiero di tutti quei morti ma, quanti di noi si sono chiesti “perché?”, qual'è la vera ’origine di tanta tragedia. Pochi si rendono conto o, non vogliono rendersi conto, della mostruosa diseguaglianza che esiste fra il nord e il sud del mondo. Emozionarsi e provare solidarietà non basta, potrà essere consolatorio ma è solo ipocrita. Non dobbiamo dimenticare mai la storia dei secoli passati quando l’occidente ricco ed opulento venne raso al suolo da un oriente povero ed affamato. Non vorremmo mai che la storia riproponesse un sud affamato e disposto a tutto pur di prendere quanto il nord opulento fa intravedere attraverso i vari media. Proviamo a chiedere ai governi e a noi stessi di aiutare quelle popolazioni ad uscire dalla miseria senza dover imporre con le armi una parvenza di democrazia. Uniamoci al grido del Papa «Mi viene la parola vergogna: è una vergogna. Preghiamo insieme Dio per chi ha perso la vita , uomini, donne, bambini, per i familiari e per tutti i profughi. Uniamo i nostri sforzi perché non si ripetano simili tragedie. Solo una decisa collaborazione di tutti può aiutare a prevenirle. Al mondo non importa se c'è gente che deve fuggire dalla schiavitù, dalla fame e fuggire cercando la libertà e con quanto dolore tante volte vediamo che trovano la morte. Oggi è un giorno di pianto”. Facciamo in modo che questa tragedia possa sollecitare la politica a prendere le opportune decisione per evitare il ripetersi di tale tragedie. Molte Associazioni e Gruppi hanno cercato di sollecitare le istituzioni ad interessarsi, ad intervenire, a programmare, a legiferare, quasi sempre del tutto inascoltati. Le risposte di pochi nella politica sono state appena percettibili, ma certo non decise; i più hanno taciuto; altri in modo insano e disumano hanno continuato, perfino domenica durante le partite di calcio, a pronunciare parole inascoltabili e strumentali. Ma siamo tutti provocati a interrogarci sulla nostra umanità, sulla nostra compassione, sulla nostra disponibilità alla prossimità e all’accoglienza. Ci è chiesto un salto di qualità spirituale, culturale, etica e politica. Facciamo in modo che questa tragedia non sia dimenticata in pochi giorni.